IL KATA E TORI
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LA PRATICA NAMIKOSHI E L’OPERATORE
INIZIARE E PORTARE A TERMINE UN
PROGETTO
Il percorso di trattamento segue
il percorso del sistema nervoso centrale partendo dall’alto.
Il Kata base Namikoshi inizia
sempre sul fianco, dal lato sinistro (salvo eccezioni) e termina con il
trattamento in Hara, dopo aver trattato tutto il corpo. Il kata base ha una sua
struttura ben definita, come un progetto chiaro, che ha il suo punto di
partenza, il suo percorso stabilito da rispettare e il suo punto di arrivo.
Studiare e praticare questa
struttura fa un lavoro mentale sul terapista non indifferente. Lo educa a
iniziare e portare a termine un progetto. Sempre! Lo educa a rispettare il
percorso. Lo educa alla precisione, dovendo sistemare il ricevente in modo
preciso, dalla posizione della testa, del busto e degli arti. La posizione
precisa dell’operatore, che può sembrare una penitenza e una fatica, ma ha il
suo significato per la perpendicolarità della pressione, per la stabilità e
serenità dell’operatore.
È un metodo molto concreto. Porta
all’attenzione e all’ascolto utilizzando il trattamento in sé.
Dapprima sfruttando la
memorizzazione delle posizioni, poi la memorizzazione delle linee di pressione,
poi dell’uso dei pollici e la posizione delle mani e delle quattro dita
rispetto ai pollici e dei mignoli rispetto alla pressione.
Ha poco da invidiare alla
meditazione, perché con queste caratteristiche sviluppa la concentrazione.
Meditare significa sviluppare con
semplicità la coscienza della natura fondamentale della mente. In realtà la
mente possiede una capacità naturale di meditare, è una saggezza originaria che
con il tempo viene intaccata dai condizionamenti, dall’educazione, dagli
avvenimenti esterni che tutti insieme oscurano questa capacità.
Meditare quindi significa
allontanarsi dalle abitudini mentali per ritrovare l’ascolto di sé. Ritrovare
quella saggezza nascosta, che andiamo a stimolare inconsciamente quando
cerchiamo di ricordarci qualcosa di antico o qualcosa per cui dobbiamo fare uno
sforzo per ricordarlo, o per sviluppare qualcosa di creativo. Ebbene, in quel
momento andiamo a stuzzicare la mente profonda e in un istante meditiamo
spontaneamente, non è solo una questione di ragionamento o concentrazione ma è
quel qualcosa in più che necessita uno stato di quiete e di chiarezza, come se
stessimo pulendo quell’angolino della mente per poter fare luce e spazio. Man
mano che la si pratica costantemente la mente diventa più chiara e stabile
anche al di fuori della meditazione.
Durante l’esecuzione del kata,
nella concentrazione, si spezzano i meccanismi della routine e delle abitudini.
È come se entrassimo in meditazione spontaneamente,
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lasciando fuori ogni altro
pensiero, pulendo la mente e restando nel momento presente, nella pressione,
nel ritmo e nella sequenza.
Ricordo di aver notato
immediatamente la differenza tra le lezioni di pratica dello stile Masunaga da
quelle di pratica di Namikoshi. In un’aula di Masunagaogni coppia di operatore
e ricevente è disposta in maniera diversa a seconda della necessità di lavoro
che si deve svolgere. In un’aula di Namikoshi tutti gli operatori e tutti i
riceventi sono nella stessa posizione nello stesso momento. Assistere a una
pratica guidata del kata base di Namikoshiè quasi come assistere a una lezione
di danza classica con le ballerine alla sbarra degli esercizi.
In quel momento non c’è
null’altro che il kata base nella testa dell’operatore. La concentrazione nel kata,
nel silenzio, nella pace di quell’esecuzione sequenziale, non solo libera la
mente dal resto ma la resetta anche. Questo con la pratica costante porta a
fare pulizia di ciò che non conta veramente ed è superfluo e a vedere e sentire
profondamente quali sono i veri bisogni e a concretizzarli così come si
concretizza il trattamento, stimolando la fiducia in sé di essere in grado di
arrivare fino in fondo, sul futon e nella vita.
Al cuore della pratica zen c’è la
volontà di fare qualunque cosa al cento per cento e con infinita precisione.
Osserviamo così che ogni nostra più piccola azione è il riflesso di ciò che
siamo e influisce su tutta la nostra vita.
Allo stesso modo il kata base ci
spinge a eseguire il trattamento dando il massimo di noi stessi e con tutta la
precisione possibile. Ogni singola pressione è il frutto di come noi portiamo
la pressione, della posizione del nostro corpo, dei nostri pollici, della
posizione delle quattro dita ed influisce sull’efficacia del trattamento, ma
anche su di noi, mentalmente e fisicamente.
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LA RIPETIZIONE DEL PERCORSO DELLE
PRESSIONI
“Il punto di
ingresso nella via è esattamente dove siete ora”.
Detto Zen
La pratica dello zen è fatta di
modelli ripetitivi: togliersi le scarpe, sedersi sul cuscino, entrare nel dojo
sempre con il piede sinistro e uscire sempre con il destro, non fare nulla.
Ripetendo ogni volta la stessa sequenza di azioni lasciando i propri abiti, ci si
spoglia di ciò che non si è. Iniziando davvero a stare seduti diventiamo calmi
e concentrati e, per la prima volta, possiamo incontrarci ed apprezzarci. Se
prima non incontriamo noi stessi è impossibile incontrare realmente l’altro.
Il kata base di Namikoshi è fatto di sequenze
ripetitive.
·
Il trattamento inizia
sempre dal lato sinistro del ricevente, il ricevente è steso sul fianco destro
con la gamba destra ben estesa e la schiena ben allineata, le spalle sono
parallele al bacino. Il braccio sinistro è appoggiato al bacino e la gamba
sinistra è piegata e appoggiata a terra, per dare sostegno alla struttura.
·
Ogni linea, regione o
punto da premere si ripeterà tre volte.
·
Pressione dinamica:
entrata graduale, uscita graduale
·
Ritmo: crea un ritmo
a forma di onda e ha un effetto molto rilassante e rassicurante. Il ritmo
rassicura il sistema nervoso autonomo, quello che si occupa delle nostre
funzioni vitali spontaneamente, senza un nostro comando. Il ritmo fa anche bene
al cuore.
·
Pollici sovrapposti
che si invertono secondo la regione da trattare
Questa struttura cosi impostata
non agisce solo sul ricevente ma anche sull’operatore, calmando la “mente
scimmia” e portandolo a concentrarsi sul momento presente, il “qui e ora”. In
questo stato è perfettamente in contatto con sé e con il suo ricevente, come
nello zen.
Educa l’operatore alla
perseveranza e osservazione. Ripetere con pazienza, fiducia e ascolto.
“Il punto di ingresso della pressione sarà esattamente
dove sarà in “presenza” l’operatore.”
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LA PRESSIONE IN Sé
La pressione viene fatta
principalmente con i pollici sovrapposti o affiancati o con i pollici
semplicemente, qualche volta con i palmi e la punta delle dita.
Le nostre mani sono
particolarmente ricche di terminazioni nervose e quindi molto sensibili al
tatto. I polpastrelli delle dita e in particolare il pollice sono particolarmente
ricchi di corpuscoli sensoriali. Nello Shiatsu questa qualità ci permette di
percepire le condizioni della zona da trattare: temperatura corporea, tensione
e rigidità.
Durante la pressione con i
pollici, hanno un ruolo fondamentale anche le altre quattro dita della mano che
fanno da sostegno ai pollici prima di entrare in pressione.
Masunaga lavora con mano madre e
figlia, la mano madre da presenza e ascolto, supporto alla mano figlia che
lavora in pressione. E questa modalità di trattamento è estremamene profonda in
quanto le due mani sono in stretta comunicazione costantemente.
Ma anche nel metodo Namikoshi le
due mani sono in stretta comunicazione costantemente, prima perché i pollici
lavorano in sovrapposizione o affiancati per il 90% del trattamento e poi
perché le quattro dita delle mani che appoggiano sul corpo fanno da sostegno,
ascolto e supporto ai pollici, esattamente come fa la mano madre con la mano
figlia.
In tutto questo ha un ruolo
importante anche il peso che cade sui mignoli dell’operatore durante la
pressione. Questo permette di scaricare la tensione di braccia e spalle
dell’operatore durante il trattamento.
L’operatore deve prestare
attenzione anche alla posizione del pollice durante la pressione, che va fatta
con il polpastrello del pollice, avendo cura anche dell’articolazione
interfalangea. La pressione è sempre progressiva e dolce anche se profonda.
Deve essere accompagnata da tutto il corpo. Quando premo porto tutto il corpo
sul punto e quando esco lo faccio con tutto il corpo.
Le caratteristiche della
pressione sono:
-
la perpendicolarità
-
direzione
-
concentrazione
-
profondità
-
staticità
-
durata
sono fondamentali:
-
i pollici
-
le quattro dita
-
i mignoli
-
i gomiti
-
i polsi
-
la posizione
dell’operatore:
-
testa
-
colonna
-
anche
-
arti inferiori
BIBBLIOGRAFIA
ü
Guida della scuola Italo Giapponese Shiatsu
Namikoshi
ü
Il libro completo dello shiatsu
ü
“Teoria e pratica Shiatsu”
ü
Zen shiatsu
ü
Quando bevi il tè stai bevendo nuvole
ü
La meditazione nell’azione
ü
Lo zen, via di trasformazione
(estratto dalla tesi conclusiva del percorso triennale di Shiatsu metodo Namikoshi: "Dalla parte dell'operatore", di Stefania Cecire)