ASCOLTO E SENSIBILITA'


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LA PRATICA MASUNAGA

Ascolto e sensibilità

Nella scuola dove ho iniziato a studiare, l’ITADO di Torino, fin dalla prima lezione ho incontrato e praticato la meditazione zen, che mi ha accompagnata per tutti i quattro anni. All’inizio è stata dura ma poi ne ho compreso l’importanza e l’efficacia. Tanto da scegliere da sola di frequentare un dojo alla fine degli studi.

Subito non capivo cosa avesse a che fare lo zen con lo shiatsu ma l’ho praticato comunque.Lo zen è stato fondamentale per la comprensione dell’ascolto e della sensibilità durante la pressione e durante il trattamento.

E questo aspetto in realtà l’ho ritrovato nella pratica del Kata base di Namikoshi: ripetere il kata allo sfinimento anche quando credi di averlo imparato perfettamente, ripetere la base ogni volta che frequenti un nuovo aggiornamento, ti rivela ogni volta di più l’importanza della sensibilità e precisione che sviluppi nella pressione e nella posizione del ricevente e dell’operatore.

LO ZEN

Lo zen si sposa perfettamente allo shiatsu perché nello zen impari a sederti, a respirare, a focalizzare, a lasciare andare, ad aspettare, a distinguere i falsi bisogni da quelli veri. Durante le lezioni di Shiatsu di Masunaga si dedica molta parte della lezione alla pratica su di sé. Zen e shiatsu sono compatibili per questo, perché anche nello shiatsu impari tutto daccapo come se non lo avessi mai fatto prima: impari a respirare, a stare seduto, a concentrarti ad ascoltare, che è diverso da sentire… L’atto dell’ascolto è stare a sentire attentamente con interesse e presenza. È una comunicazione non verbale tra operatore e ricevente. Ma non solo: è comunicazione non verbale tra il ricevente e sé stesso e tra l’operatore e sé stesso.Attraverso il tatto e la pressione, avviene uno scambio di messaggi corporei, sensazioni ed emozioni ed è per questo che lo shiatsu diventa un cammino sia per l’operatore che per il ricevente. Non è strana questa unione, d’ altra parte molti aspetti della vita culturale giapponese sonostati influenzati dallo zen: dall’architettura alla cucina, dalla cerimonia del tè alla calligrafia, ecc. La definizione di zen di per sé, è che con la pratica della meditazione, si propone il raggiungimento dell’illuminazione attraverso la scoperta del proprio Sé.Con la pratica costante dello Shiatsu si raggiunge sicuramente una nuova conoscenza di sé, sia fisica chementale, ad ogni trattamento. Nello Shiatsu come nello zen si è portati ad essere nel “Momento presente”.



“Lo zen non è eccitazione, ma concentrazione sulla nostra normale routine quotidiana.”(Shunryu Suzuki, Mente zen, mente di principiante)





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La creatività

«La creatività è mettere in connessione le cose...»
(Steve Jobs)

Lavorare con Kyo e jitsu è creatività.
Partendo dalla valutazione dell’hara, alla ricerca del meridiano kyo e del meridiano jitsu si crea il trattamento sempre unico e specifico, cercando a sua volta il kyo e il jitsu nello stesso meridiano trattato.
I concetti di Kyo e jitsu sono molto simili a quelli di yin e yang. Il kyo denota la condizione di esaurimento dell’energia, il vuoto, ciò che è nascosto. Il jitsu denota la condizione di eccesso, il pieno, ciò che si esterna. Il jitsu si lavora in sedazione e il kyo in tonificazione.
Lo zen shiatsu ricerca l’equilibrio psico-fisico della persona cercando l’equilibrio di kyo e Jitsu mettendo in connessione kyo e jistu, comunicando con mano madre e mano figlia.
Masunaga definisce questo momento come “l’eco della vita”.

BIBBLIOGRAFIA
ü  Guida della scuola Italo Giapponese Shiatsu Namikoshi
ü  Il libro completo dello shiatsu
ü  “Teoria e pratica Shiatsu”
ü  Zen shiatsu
ü  Quando bevi il tè stai bevendo nuvole
ü  La meditazione nell’azione
ü  Lo zen, via di trasformazione



Ringrazio con tutto il cuore Paola Frondoni e Roberto Taverna insieme agli insegnati della Scuola Italo giapponese Namikoshi e i miei compagni di “avventura” di questi anni per avermi accompagnata in questo meraviglioso cammino.
Stefania Cecire
(estratto dalla tesi conclusiva del percorso triennale di Shiatsu metodo Namikoshi: "Dalla parte dell'operatore", di Stefania Cecire)


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